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sabato 29 aprile 2017

Quoniam dilexerunt multum: tre strane coppie dell'oriente vicino, più una dell'oriente lontano

Sume citharam, circui civitatem, meretrix oblivioni tradita; bene cane, frequenta canticum, ut memoria tui sit
Prendi la cetra, gira per la città, prostituta consegnata all’oblio; suona con abilità, moltiplica i canti, perché qualcuno si ricordi di te
Isaia 23, 16

Fasciculus murrae dilectus meus mihi: inter ubera mea commorabitur. Dilectus meus misit manum suam per foramen, et venter meus intremuit ad tactum eius. Surrexi ut aperirem dilecto meo: manus meae stillaverunt murra, digiti mei pleni murra probatissima pessulum ostii.
Un sacchetto di mirra l’amato mio per me: tra i miei seni passa la notte. Il mio amato ha messo la mano nella fessura e il mio ventre fremette al suo tocco. Mi sono alzata per aprire al mio amato, le mie mani stillavano mirra, le mie dita mirra purissima sulla maniglia del chiavistello.
Cantico dei Cantici 1,12; 5,4-5)

Gesù parla con severità, nel Vangelo, di denaro e di sesso. Più severamente e ampiamente di denaro che di sesso: e questo potrebbe sorprendere, visto che poi la Chiesa è stata ben più rigida e occhiuta sul secondo. In questi ambiti l’insegnamento di Gesù è rigorosissimo, e niente affatto easy going. Proprio in un solo capitolo di Matteo (il diciannovesimo), prima i farisei gli domandano se sia lecito ripudiare la propria moglie: e lui, appellandosi a ciò che accadeva agli albori della creazione, risponde di no, e che farlo equivale all’adulterio, e i suoi discepoli allora scuotono la testa e dicono che forse è meglio non sposarsi, e lui replica col misterioso detto dei castrati per natura, di quelli resi così dagli uomini, e di quelli che si sono fatti tali per il Regno; pochi versetti dopo incontra il cosiddetto giovane ricco, che vorrebbe seguirlo ma è trattenuto dai molti beni, il giovane ricco, l’unico essere umano di cui viene detto che Gesù lo ama di un amore personale e diretto, il giovane ricco che se ne va via come giovane triste, e Gesù se ne esce con la celebre metafora del cammello e della cruna dell’ago, e i suoi discepoli scuotono ancora la testa e si domandano chi mai potrà salvarsi, e Gesù risponde che ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. Se però si cerca nel Vangelo come il Figlio di Dio razzolava, oltre che come predicava, vediamo che Egli amava frequentare gente non tanto perbene sia rispetto al denaro (prende un esattore delle tasse dell’occupante romano fra i suoi, va in casa di Zaccheo il truffatore, loda in parabola l’amministratore disonesto, sembra esaltare lo spreco talvolta a scapito della carità verso i poveri), che rispetto al sesso. Anche le donne che Gesù predilige non sono esattamente delle personcine perbene: l'adultera che sta per essere lapidata, e per la quale Egli compie il misteriosissimo gesto di scrivere sulla sabbia chissà cosa; la samaritana al pozzo, che aveva avuto cinque mariti e il cui attuale uomo non è il marito. Ce ne sono poi altre tre, che la tradizione cristiana riassume nella figura di Maria di Magdala, la peccatrice guarita e perdonata, che sarà presente sotto la croce e che danzerà con Lui, nel giardino della risurrezione, la danza meravigliosa del nolimetangere: una che all'inizio della vita pubblica di Gesù, mentre si nasconde da chi la giudica e la condanna, gli bagna i piedi con le lacrime e glieli asciuga con i capelli, ingenerando una diffidenza nel suo ospite Simone, la seconda che nell'imminenza della fine gli cosparge il capo con unguento prezioso, provocando l'indignazione di Giuda Iscariota, la terza - sorprendentemente - la Maria sorella di Marta e di Lazzaro, quella che siede ai piedi del Maestro mentre l'altra lavora e serve, e che neanche il verificarsi dell'episodio più scenografico del Vangelo - quello della rianimazione del fratello avvolto da bende è già in stato di putrefazione - riuscirà a far uscire di casa. Quindi la Chiesa ha indentificato in una prostituta, in una peccatrice, l'archetipo della vita contemplativa. E' una cosa che - come si dice - dà da pensare. La vita contemplativa cristiana non è fatta per chi ha estinto in sé il desiderio, ma per chi ne avvampa. Il desiderio dovrà essere liberato dal Cristo, ma il desiderio liberato non coincide con la liberazione dal desiderio.



Le prime tre coppie di cui sto per raccontare dobbiamo pensarle nel IV secolo, in Egitto, Siria e Palestina: è l'ambito storico in cui sono state elaborate le celebri storie dei cosiddetti padri del deserto. Il cristianesimo è appena diventato 'lecito' nei confini dell'impero, con la conseguenza che non vi sono più martiri, e che la terra non è più irrigata dal loro sangue nutriente e generativo. Nasce la necessità di una sostituzione, e questa è la vita monastica. Si va nel deserto alla ricerca di un martirio incruento. Questi uomini, veri giganti dello spirito, sono degli atleti della mistica, e proprio la loro athlesis li espone al serio rischio di non aver più bisogno di Cristo, di credere di potersi autoperfezionare e autorealizzare. E allora ogni tanto giunge qualche donna a ricordare loro che non c'è compimento, spiritualità, mistica, senza la misericordia di Gesù. Pur raggiungendo talvolta livelli straordinari di ascesi, rimane chiarissima nelle donne del deserto la grazia femminile del loro prototipo, colei che siede ai piedi del Maestro ed è tutta nel suo sguardo e nelle sue parole. Non dobbiamo dimenticare tuttavia che non est masculus neque femina (Gal 3, 28) e che, ad alcuni monaci venuti a visitarla, amma Sarra – una di queste donne – disse: Io sono un uomo, voi siete donne. Risposta strana, forse immediatamente irritante, ma se la si coglie in un epoca in cui la parola uomo alludeva a certe virtù quali la forza, l’autonomia, il coraggio, l’energia, e la parola donna a limiti quali la debolezza, la dipendenza, il timore, si capisce che si tratta di una risposta femminista: per madre Sarra ciò che fa di una persona un uomo (nel senso di essere umano detentore di quelle virtù) o una donna (recante il segno di quei limiti) non è certamente il sesso biologico. È da notare che le vite di queste sante prostitute sono state composte e lette in ambito monastico maschile: servivano a ricordare a coloro che potevano pensarsi perfetti nelle loro grotte e nei loro cenobi che senza quello sguardo non c'è ascesi che valga.

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